In
un momento nel quale si parla tanto di Giustizia, Processi e prescrizione,
sembra non interessare nessuno la storia della vita di circa 1000 lavoratori Informatori
Scientifici del Farmaco che 7 anni fa hanno perso il posto di lavoro non per
colpa della “crisi” economica, bensì per una brutta vicenda di soldi,
multinazionali e bancarotta fraudolenta.
Circa
400 di questi Informatori Scientifici del Farmaco hanno eroicamente denunciato le
malefatte ordite alle loro spalle da alcune Big Pharma, con l’avallo dei
Sindacati (che li avevano indotti a sottoscrivere Verbali di Conciliazione in
“sede protetta” per mettere tutto a tacere). La Procura della Repubblica di
Milano, dopo un accurato lavoro di indagine e ricostruzione dei fatti, nel 2013
aveva chiesto il rinvio a giudizio di circa 20 persone, tra Amministratori di
alcune note società multinazionali del farmaco, Avvocati e Consulenti.
Mi
riferisco al “crac” della Società Farmaceutica Marvecspharma Service s.r.l.,
con sede a Milano (capitale sociale € 12.000,00), costituita alla fine degli
anni ‘90 con circa 30 dipendenti che, tra il 2004 e il 2007 aveva acquisito
circa 1200 Informatori Scientifici del Farmaco, mediante “cessioni di ramo
d’azienda” organizzate da diverse multinazionali del farmaco ed in particolare
dalla Pfizer Italia s.r.l. e da Astrazeneca S.p.A. e Simesa S.p.A.
Le Big Pharma, in pratica ,avevano “venduto”
la propria forza lavoro, con “regolari” contratti notarili di cessione di ramo
di azienda, al prezzo simbolico di € 1.000, salvo poi a corrispondere svariati
milioni di Euro alla cessionaria Marvecspharma Service s.r.l. a titolo di
“badwill”; il tutto, avendo la piena consapevolezza che quest’ultima società non
era in grado di sostenere gli oneri e i costi derivanti da tali cospicue acquisizioni di
personale, giacché presentava, sin dal 2002, gravi perdite di bilancio.
Ai
malcapitati ISF veniva fatto sottoscrivere un Verbale di Conciliazione Sindacale,
con il quale si garantiva un patto di stabilità di 36 mesi presso la Società
cessionaria ed una minima somma a titolo di “incentivo”, a fronte della loro inoppugnabile
rinuncia ad agire nei confronti delle Big Pharma per ogni questione relativa al
passato e al futuro.
Nella
realtà avvenne che, a pochi mesi dall’ultima delle acquisizioni nel mese di settembre 2007, la Marvecspharma
Service dichiarava lo stato di crisi,
dapprima collocando i lavoratori in CIGS e quindi non corrispondendo più le
retribuzioni, sino a giungere al
Fallimento nel gennaio 2011, con il risultato finale che circa 1000 persone rimasero prive di
occupazione.
In
buona sostanza, le Multinazionali del Farmaco (Pfizer Italia s.r.l. e Astrazeneca
S.p.A. in testa) con le predette operazioni, avevano scaricato il peso e “l’onta”
dei licenziamenti sulla Marvecspharma Service s.r.l., al fine di restare “pure ed immacolate” per il mercato, gli
azionisti e le società di rating. Le suddette Società, peraltro, non avrebbero potuto
in ogni caso, accedere alle normali procedure di licenziamento collettivo di
cui alla L. 223/91: difatti nessuna delle Big Pharma coinvolte è mai
stata in crisi, tanto da giustificare una procedura di mobilità collettiva che,
per giunta, avrebbe previsto maggiori oneri economici a suo carico. Inoltre l’attivazione
di un licenziamento collettivo non avrebbe reso possibili le concomitanti operazioni
finanziarie di fusione/acquisizione di altre società.
Pertanto,
la tutela assoluta degli utili/dividendi/profitti ha prevalso sulla tutela dei
lavoratori, rimasti privi di occupazione, tutti in età anagrafica tra il 35 e i
60 anni, con difficoltà di ricollocazione sul mercato del lavoro.
La
Procura della Repubblica di Milano, come detto, ha scoperchiato questo malsano
meccanismo (Procedimento n. 10147/2011 R.G. N.R.) rinviando a giudizio tutti
gli ex amministratori della Pfizer Italia s.r.l., di Astrazeneca S.p.A e di Simesa
S.p.A. La stampa aveva dato notizia
dell’apertura di quel processo, nel lontano 2014 ... e poi?
Cosa è
successo dopo?
Alcuni
imputati e, tra loro tutti gli ex amministratori di Pfizer, Astrazeneca e
Simesa, avevano chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato, mentre gli altri
con le regole ordinarie del Dibattimento.
Ebbene
sta di fatto che il procedimento abbreviato, pendente dinanzi al GUP di Milano
(Dott.ssa Pepe) è ancora
inspiegabilmente pendente, malgrado siano esaurite tutte le arringhe e
requisitorie da oltre un anno. Ad ogni udienza vengono chiesti e concessi
rinvii ... l’ultimo il 30 ottobre… udienza rinviata al 17.12.2018… e alla fine ci sarà finalmente la sentenza?
Risultato:
i 400 lavoratori sono ancora in attesa di una pronuncia che, sperano, possa
rendere loro almeno giustizia della perdita del lavoro, dell’impossibilità di
ricollocarsi, di andare in pensione, della perdita delle case pignorate per
l’impossibilità di pagare i mutui, delle famiglie distrutte e separate.
Queste
persone sono state truffate ed hanno perso il lavoro e la dignità non per una
situazione di crisi aziendale e di mercato, ma solo per soddisfare le logiche
di profitto e di mercato delle multinazionali del Farmaco che li hanno
scaricati nella “pattumiera” MarvecsPharma Service s.r.l.
Più
volte, nel corso di questi anni, abbiamo cercato di coinvolgere gli organi di
stampa, ma, a parte la notizia dell’apertura del processo nel lontano 2014, poi
vi è stato l’oblio, l’indifferenza, con la sgradevole sensazione che gli
interessi dei lavoratori ISF, che sono stati oggetto di scambio, prezzo vile
della “cessione” non interessi ai media.
Eppure
dietro ciascuno di quei nomi si cela la storia di una vita, la sofferenza,
l’arte di arrangiarsi per la sopravvivenza, si cela la malattia che ha colpito
qualcuno e la morte di chi non ce l’ha fatta. e intanto assistiamo impotenti
allo svolgimento dell’Abbreviato che non è abbreviato ma un rito “allungato”!!!
Gli
organi di informazione dovrebbero occuparsi di queste storie, delle storture di
un sistema-giustizia che si riversano sulla pelle dei cittadini che aspettano,
anche solo, una vittoria morale.
Un
ex dipendente Marvecspharma
Luigi Signorile